[attenzione: in questo post, riferimenti a personaggi inesistenti potrebbero essere ineluttabili]

Per te sono un ateo, ma per Dio sono una leale opposizione. (Woody Allen)

Sul blog bzImage si possono leggere le obiezioni a un post pubblicato in quel di Medbunker, dove si analizza il fenomeno delle guarigioni miracolose di matrice religiosa.
Ben lungi dall’idea di trattare qui l’argomento “miracolo” nel suo insieme – men che meno dal punto di vista di Medbunker -, desidero fare una considerazione concentrandomi su di un dettaglio, che a mio avviso emerge rispetto al resto.

Il mio pensiero va alla risposta che Francesco (bzImage) dà alla domanda di WeWee (Medbunker) «Perchè [Dio] non compie miracoli assolutamente impossibili?».
Qual è la risposta? La seguente: «perchè [Dio] ci ama così tanto da voler preservare sempre, a tutti i costi, la nostra libertà di credere o non credere.»
E, a ribadire il concetto, successivamente egli di nuovo afferma che «Non c’è amore senza libertà. Un dio che facesse questi “miracoli impossibili”, come MedBunker li chiama, sarebbe un dio che non ama veramente, perché non darebbe libertà.» (sottolineatura mia)

Ora, non vorrei passare per quello che fa lo schizzinoso (ben vengano, per l’individuo, tutte le libertà possibili), però devo proprio dire che Dio non si spreca poi così tanto – insomma, è di braccino corto -, se è questo che Egli intende per “darci libertà“.
Infatti, nel contesto del rapporto tra la divinità e il mortale, ritengo che la libertà di credere o non credere sia una facoltà minore, una concessione che potrei definire un “contentino”. Invece, se è vero che questo Dio affettuoso ha a cuore la nostra autonomia di giudizio, il grande atto d’amore sarebbe quello di manifestarsi definitivamente e lasciare all’uomo la scelta di apprezzarlo oppure no, ammettendo così l’eventuale dissenso nei Suoi confronti.
La libertà, quella vera, non può prevedere l’obbligo di amare.